La pratica di produzione di vini si perde nella memoria dei miei avi. Non è certo possibile stabilire un anno d’inizio preciso, perché l’attività agricola ha fatto sempre parte delle abitudini della nostra famiglia e degli abitanti di questa terra. Sicuramente il vino non costituiva l’attività principale, ma nel contesto della famiglia contadina del Sette - Ottocento, la pratica della coltivazione della vite era diffusamente praticata nel nostro altopiano. Inizialmente le viti ed i filari erano collocati ai margini di campi, quasi come cippi confinari delle terre coltivate ad orzo, frumento, mais, ma allorché a fine Ottocento la coltura viticola poté finalmente svilupparsi, a questi esempi, che si possono tuttora riscontrare in zona, si aggiunsero piccoli appezzamenti (campi) vitati, molto simili agli impianti degli ultimi venti anni.All’epoca si coltivava tutto il terreno disponibile, lasciando un piccolo spazio solo per il passaggio dei cavalli e del carro. Di certo la viticoltura era tutta un’altra cosa, prima e dopo il terribile flagello della fillossera, prima e dopo la prima guerra mondiale. Il sistema contadino per noi, ma anche per tutte le famiglie che vivevano d’agricoltura, rimase sempre promiscuo. Ogni famiglia produceva tutto quello che la terra poteva dare per il tradizionale autoconsumo.
Trascorsi i decenni, la viticoltura cambiò molto dopo gli anni Settanta, e recuperò lo spirito originale. Volendo dedicare attenzioni sempre maggiori ai particolari, ponendosi l’obiettivo di ritornare al naturale, non si poteva che partire dall’impostazione del vigneto.
Quando ho preso in mano l’azienda famigliare, nel 1973, ho voluto reimpostarla secondo criteri quasi “filosofici”, rompendo con i sistemi di produzione allora in auge, intraprendendo un pionieristico percorso qualitativo, che mi consentisse di esaltare le caratteristiche del territorio. Per questo motivo decisi allora di insediare i miei primi vigneti, nelle zone Olivers, Soris e Kolaus, perchè rappresentavano per me l’espressione massima del territorio. Ho voluto così piantare i primi vigneti con 5500 ceppi per ettaro, creando un perfetto equilibrio natura - vite – terreno e ho subito riposto massima fiducia in alcune varietà che, per la mia esperienza, si adattavano perfettamente al clima come il Pinot Grigio, lo Chardonnay ed i Sauvignon.
Questo è stato il mio punto di partenza ed oggi posso dire con un certo orgoglio che dopo molti anni di lavoro ritrovo nei vini provenienti da questo terreno tutto il suo carattere e la passione ed il gusto per il mio lavoro.

Pier Paolo Pecorari